Senti spesso parlare di economia circolare ma ti sei sempre chiesto in cosa consista veramente? Facciamo un po’ di chiarezza!

L’economia circolare è quel tipo di economia che è in grado di generarsi da sola, in modo del tutto automatico, che nasce dall’esigenza di poter avere una crescita sostenibile nel momento in cui grandi produzioni e grandi consumi sottopongono le risorse primarie mondiali e l’ambiente in cui viviamo ad un enorme sfruttamento.

Fino ad oggi, l’economia ha funzionato con un modello che prevede la produzione, il consumo e lo smaltimento di un determinato prodotto, un modello del tutto lineare dove l’oggetto, giunto a fine vita, non più utilizzabile è destinato a diventare spazzatura.

Le aziende che producono e coltivano il cibo che arriva sulle nostre tavole quotidianamente, quelle che costruiscono immobili o chiunque fabbrichi beni di consumo, ma anche coloro che forniscono energia elettrica, utilizzano dei materiali abbastanza pregiati.

Struttati, non più necessari, diventati ormai obsoleti, tutti quei prodotti verranno smaltiti come rifiuti, destinati quindi alla discarica.

Non ci si rende conto però che, con la popolazione mondiale in continuo aumento, cresce anche la domanda di risorse primarie ormai diventate scarseggianti, che portano al degrado l’ambiente in cui viviamo.

Di conseguenza, l’aumento della domanda ha portato anche ad un aumento dei prezzi per i metalli, dei minerali, dei combustibili fossili, degli alimenti dell’uomo e quelli destinati ad uso animale.

Sai quanto rifiuti genera all’anno un cittadino europeo? Circa 4,5 tonnellate di rifiuti, di qui la metà va a finire tutta nelle discariche per essere poi smaltita.

Ogni anno, un cittadino dell’UE utilizza minimo 15 tonnellate di materiale, ed è proprio per questo che l’economia lineare non è più un’opzione praticabile e sostenibile.

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Cos’è l’economia lineare?

L’economia lineare, si basa esclusivamente sullo sfruttamento delle risorse, che siano primarie o secondarie, oggi non più praticabile.

Per questo è estremamente importante abbandonare una volta per tutte la classica economia lineare che si basa solo ed esclusivamente sull’“l’estrazione, la produzione, l’utilizzare e infine gettare”, e passare ad un’economia in grado di rigenerarsi da sola.

Anche le fabbriche dovrebbero cambiare il loro modo di produrre i prodotti che introducono sul mercato, partendo dall’obsolescenza programmata.

Non se ne parla spesso, ma ormai ne siamo quasi tutti a conoscenza di queste nuove tecniche che utilizzano le grandi multinazionali per la produzione dei loro prodotti, che tutti quanti noi acquistiamo.

Smartphone, piccoli e grandi elettrodomestici, sono realizzati e progettati per durare un paio di anni, programmati ad hoc con dei difetti che vengono fuori dopo 2 o 3 anni di utilizzo, in modo da portare chi li utilizza a comprarne subito un altro, generando rifiuti con quello ormai vecchi e obsoleto.

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Ciò, non avverrebbe più con l’economia circolare in quanto le aziende sono chiamate a realizzare e produrre prodotti che durino non solo di più nel tempo, ma che porti anche chi lo utilizza ad aggiustarlo invece di darlo via per uno nuovo.

Il Parlamento Europeo, impegnato in prima linea contro l’obsolescenza programmata, chiede quindi alle grandi multinazionali di:

  • Produrre e inserire sul mercato prodotti più resistenti
  • Progettare prodotti dalle facili modifiche, aggiornamenti o riparazioni
  • Utilizzare delle viti per poter riparare un eventuale guasto, piuttosto che fondere le parti

Abbandonando l’obsolescenza programmata, sul mercato ci ritroveremo ad avere prodotti più forti e resistenti e facilmente riparabili, nonché meno prodotti destinati allo smaltimento.

Economia circolare: aggiustare, rinnovare, riciclare.

Tutto ciò che normalmente viene considerato rifiuto, potrebbe essere trasformato in una risorsa, grazie anche ai 5 principi dell’economia circolare:

  1. Eco progettazione: che ne sarà di un prodotto una volta giunto a fine vita? Su questa domanda, si basa l’eco progettazione. Pensare sin dalla prima progettazione di un prodotto, cosa potrà diventare alla fine del suo utilizzo, una volta vecchio e obsoleto per non essere considerato e visto solo come spazzatura.
  2. Modularità e versatilità e adattabilità: progettare un prodotto affinché si possa adattare facilmente al cambiamento delle condizioni esterne.
  3. Energie rinnovabili: abbandonare le fonti fossili per affidarsi esclusivamente alle energie prodotte da fonti rinnovabili.
  4. Approccio ecosistemico: avere attenzione dell’intero sistema, pensando in maniera olistica, pensando alle relazioni causa effetto tra le diverse componenti.
  5. Recupero dei materiali: favorire la sostituzione delle materie prime, con materie prime seconde provenienti da filiere di recupero, che ne conservino tutte le caratteristiche e le qualità.

Da chi parte il progetto dell’economia circolare?

A capo di questo enorme e strabiliante progetto si trova il mondo delle aziende.

In passato, le grandi multinazionali non facevano altro che promuovere e pubblicizzare aggiornamenti frequenti per smartphone e tablet, tecnologie all’avanguardia nell’ultimo prodotto top di gamma che era “assolutamente imperdibile”.

Adesso invece, quest’ultime possono cogliere l’opportunità di comunicare ai loro clienti l’arrivo sul mercato di un prodotto che duri il più a lungo, performante e sempre all’avanguardia.

Questo, il punto di partenza per l’elaborazione di qualsiasi nuovo prodotto o servizio dell’economia circolare.

Con l’idea della durata, del riutilizzo, della riparazione, della ricostruzione e del riciclaggio, si possono progettare auto, computer, elettrodomestici, imballaggi, abbigliamento ecc..

Tutto ciò porterebbe a una grande diminuzione di costi, danni all’ambiente ma soprattutto una grande riduzione dei rifiuti.

Anche i cittadini sono chiamati ad avvicinarsi all’economia circolare a cominciare dal riciclo dei rifiuti.